INTERVISTA AD HAWK

di Giandil

– Persi, 7 dicembre 2009, 

seduti accanto al fuoco –

(Al caldo della stufa scoppiettante, all’improvviso inizio a fare ad Hawk delle domande, domande profonde, domande di ricerca, domande umane. E lui inizia a raccontarsi, lentamente, mentre ogni sua parola io scrivo)

Chi sei?

Un piccolo uomo con una grande ombra. O almeno, è come mi piace vedermi. Non ho mai trovato parole per definire ciò che sono. Non ho mai trovato un termine che definisse me in quanto individuo. Perché se ci definiamo viaggiatori – ok? – rientriamo comunque in una tipologia di persone. Perché io sono ramingo come le sei tu, come lo è Fra, e quindi non ho mai trovato parole per distinguerci. Però siamo diversi.

Io in questo momento sono il filosofo.

(ride e delira)

 

Chi sarai?

Il cambiamento di una persona è complicato. Ed è determinato da una sequenza di fattori ignoti o comunque imprevedibili, e quindi un giorno ti svegli e scopri che non eri quello che volevi essere o che credevi saresti stato. Per questo che è importante scrivere, perché non c’è niente come la scrittura che – anche di argomenti che non c’entrano apparentemente nulla – non lasci traccia indelebile di te, che si permei della tua personalità. E’ attraverso la rilettura di tante cose che noi ci manteniamo sulla via giusta che vorremmo tenere. Ci ricordiamo. Chi eravamo. E…possiamo…e io spero un giorno di – immergendomi assiduamente nella scrittura, nella lettura, nella rilettura –  spero di riuscire a comprendere il mio percorso in questo mondo, di riuscire a capire chi sono io. E sarà in quel momento che non esisterà più né un “Ale” né “Romi”, ci sarà solo Hawk. E poi nient’altro.

(delira di nuovo)

 

Cos’è per te l’arte?

Ma, ti dirò, allora…l’arte…l’estensione del proprio essere di uomini che non parlano la nostra lingua. Perché..se..cioè, intendo “parlare nostra lingua” nel senso della lingua parlata, normale. Ci sono persone che non sanno come esprimersi attraverso questa lingua. La ritengono o inadatta, o troppo difficile, o troppo impura, contaminata diciamo. Perché, se guardiamo ad esempio – fammi pensare eh – la Primavera di Botticelli…non c’è bisogno di parole, cioè: quella è la Primavera. E non c’è voluta neanche una parola per esprimerla. All’improvviso flussi di pensieri che non dobbiamo neanche esprimere partono dal quadro e ci entrano anche in testa. E noi dobbiamo solo stare a guardare. La stessa cosa succede per una canzone.

La cosa bella è che a volte queste lingue così diverse tra di loro dicono tutte le stessa cosa. Mezzi totalmente diversi, messaggio identico.

E c’è un’altra cosa da aggiungere: l’arte è il linguaggio di Dio. Lui ci parla ogni secondo attraverso ciò che ci sta attorno. E basta alzare un attimo gli occhi al cielo per renderci conto che ci troviamo nella più grande opera d’arte che sia stata mai creata: quella che comprende tutti i linguaggi…visivo, olfattivo, tattile, gustativo…

L’arte l’ha creata Dio ed è il modo suo di parlare, ma perché è il suo innato temperamento stesso.

Si potrebbe ragionare ancora per mille anni sull’arte.

 

Le parole chiave della tua esistenza?

(subito scherza: “pentola…”)

Le parole che usi per descrivere quello che sei. E perché scegli quelle parole.

Fuoco, ombra. Natura, uomo, spirito. No. Togli uomo: Umanità.

Fuoco è qualcosa di totalmente impalpabile e indefinibile. Si sa solo che dà calore, e luce.

L’ombra…è la nostra vera essenza. Ciò che ci portiamo dietro, che abbiamo fatto, e da cui non ci possiamo staccare. Anche se vogliamo essere qualcun altro, quello è ciò che abbiamo fatto, e che ci portiamo appresso.

Natura: noi veniamo da essa, quindi è parte di noi. Non mi sembra il caso di doverti spiegare perché natura. No?

E…Umanità. Noi siamo noi ma siamo anche parte dell’umanità, semplicemente.

Spirito. Averroè diceva una cosa bellissima: che l’anima è doppia, ovvero, una parte è individuale, una è universale, è l’anima di tutta l’umanità messa insieme, di cui fanno parte tutti, un cuore che batte allo stesso ritmo, o miliardi di cuori che battono assieme.

(delira ancora)

 

Qual è il tuo senso?

…il sesto ovviamente!

(torna serio)

Il giorno in cui mi diranno che la ricerca ha una fine, io smetterò di cercare.

Che senso ha cercare qualcosa che puoi trovare?

(mi mostro perplesso)

Ok: tu – si presume – cerchi una cosa. E quando l’hai trovata? Poi cosa fai?

Naturalmente sto parlando per massimi sistemi.

(deliro io: “Tipo Microsoft?”)

 

Andiamo a prendere altra legna?

Sì.

[pausa per riattizzare la stufa]

 

Cosa significa nella tua vita “spiritualità”?

Il sentire spirituale è ciò che ci permette di stabilire un contatto più vero di affinità con le cose. E nella mia vita questo è importantissimo, perché l’obiettivo della mia vita è sentirmi affine con tutte le altre cose.

Molto semplice, basta.

 

Cosa pensi della cosiddetta “gente”?

(subito non capisce la domanda)

La gente ha accezioni positive e negative…anzi no, negative e positive.

No, non è questo. Ho sbagliato, cancella.

No! Lascia, lascia! perché noi consideriamo la gente come una massa di persone che prende su di sé l’ignoranza di queste persone. Però, il termine “gente” ha anche un significato molto positivo, molto bello, ovvero, cosa vuol dire “gens?” Stirpe, o famiglia. E ci ricorda che le persona fanno parte della stessa stirpe, una stirpe che se vuole può fare cose grandi. Perché nella concezione che ho io di gente anche i moti del ’68 erano “la gente”. Anche le proteste di Gandhi erano fatte di “gente”. E’ semplicissimo: la gente, essendo un insieme di uomini, ha le stesse caratteristiche di un uomo: ha pregi e difetti. Ma considerati i pregi che ha la gente, possiamo perdonare i difetti, o almeno, ci è stato insegnato così.

 

Perché credi?

Sai la risposta. O almeno, questa è una domanda del c***o.

Forse perché credere è una ricerca che non ha una fine. Perché nella fede chi si considera arrivato in realtà deve ancora partire.

(piccola discussione interna: la ricerca ha una fine dopo la morte?)

La fede è l’unica ricerca che ha una fine, trovata la fine, stai bene.

 

Quali sono i tuoi luoghi?

Mi è sempre piaciuto pensare…no, Prato sicuramente (Pratorotondo, ndr), perché è casa.

Il palco, perché fomenta il mio sfrenato egocentrismo…no, narcisismo. E’ più narcisismo.

E un giorno spero tutti i luoghi.

La via più povera della città più povera. Dovrei aspirare anche a questo, che sia il mio luogo.

(delira ancora)

 

Cos’è per te l’incontro?

(pensa a lungo)

Un incontro ti cambia la vita. Ed è un altro messaggio di Dio. E’ uno dei modi di parlare di Dio: attraverso gli altri. E davanti a un incontro ti si aprono mille possibilità. L’incontro è il fattore principale della nostra vita. Punto.

 

Pensi che esista la natura umana?

(incertezza sulla definizione di “natura umana” da parte di entrambi)

Se si intende “avulsa dalle altre”, no. Una classificazione di comportamenti che rientrano nella natura umana? No. Per come l’abbiamo intesa ora. E se esiste io non vi voglio appartenere.

 

Esiste – alla luce della storia contemporanea – un progresso culturale dell’umanità?

Io credo che secoli fa sarebbe stato solo frutto dei periodi, delle masse, delle decisioni di pochi.

Fino alla caduta del muro, fai. Ma anche in alcuni eventi prima, forse. Hai capito, però.

Noi stiamo andando – non tutti, e ammesso che i politici non arrestino questo processo, noi stiamo andando..verso un grande progresso culturale: cioè, ciò che io e te sappiamo a vent’anni, fino al 1800 chi è che lo sapeva? Per dirti, proprio come cultura interiorizzata.

La cultura è importante, ti rende libero…e non affronto la possibile schiavitù che ne può derivare, è un discorso troppo lungo.

Se i potenti non riescono ad arrestare questo processo, la storia prenderà una piega diversa. Smetterà di ripetersi. O almeno, questo è il mio pensiero visto dal lato ottimista.

Dal punto di vista invece negativo, l’uomo non cambierà mai e la storia continuerà a ripetersi per sempre. Ma io continuo ad avere fiducia nell’uomo.

(discussione prolungata e concorde sul progresso culturale nella storia e nella popolazione italiana e straniera contemporanea)

 

C’è una domanda che vorresti io ti facessi? Una cosa che vorresti dire?

Il giorno in cui avrò capito che una pietra, una foglia, e un uomo, sono la stessa cosa, sono la stessa essenza espressa in maniera diversa (ed è questo che li rende una cosa unica), farò parte dell’universo.

Avrò capito l’universo.