Qualche settimana fa mi è stato chiesto di partecipare come inviato del Festival Suq di Genova all’iniziativa “Cammina cammina”, una marcia da Milano a Napoli per ricucire l’Italia coi nostri passi, lanciata da un gruppo di scrittori e intellettuali della rivista Il Primo Amore.
Ho così deciso di andare, per esserci e poter raccontare a mio modo un po’ di questo viaggio che, come tutti i viaggi veri, ha un significato più profondo del gesto sportivo. Ne è nato il Diario di una partenza, le riflessioni e le cronache dei miei quattro giorni di marcia. Praticamente da subito, con i miei nuovi amici del Primo Amore, mi sono deciso a raggiungerli non appena avessi finito i miei esami. Quel giorno si avvicina.
Nel corso del mio ritorno fino ad oggi, vigilia della mia ripartenza, ho seguito per molte vie e molti contatti questo viaggio simbolico e autentico che continua, attraverso le bellezze d’Italia. E le bruttezze, certo. Ma con spirito rinnovatore. Ed è stato particolare pensare i miei amici in cammino, ogni singolo giorno, ogni singola ora, mentre io ero qui a fare le più disparate cose, qui “statico”, in qualche modo libero di pensare a tante attività o anche di non pensare. Loro no. In tutti questi giorni, ormai quasi venti giorni, queste persone hanno camminato, sono avanzate. Con tutte le fatiche fisiche e mentali dell’impresa. Senza tempo per sé, senza tempo “a casa”, senza pausa. Un viaggio che stanno facendo per tutti noi. Stanno camminando per noi. Abbiamo la certezza che qualcuno continua a credere, vivere e portare avanti questa idea nata per dare risalto all’Italia che funziona, che è diversa, che vuole cambiare. Che già è cambiata. Per tutte le realtà che condividono questo orizzonte, ma anche questo impegno quotidiano, loro stanno camminando. Per le comunità, le associazioni, i movimenti, le singole persone che hanno fatto scelte di vita “diverse”, prefigurando la possibilità di un’Italia intera “diversa”, ecco, per tutti loro – magari inconsapevoli l’uno dell’altro – i membri di “Cammina cammina” stanno marciando. Senza simboli, eccetto un tricolore.
Partenza e arrivo erano state previste in due città che – a marcia iniziata – si sono rivelate finestre del cambiamento, a tutti gli effetti. Ma ciò che come sempre conta di più è ciò che accade nel cammino, sul sentiero, zaini in spalla, amici al fianco.
Quando raggiungerò questo gruppo in marcia per accompagnarlo ancora qualche giorno, so che avrò di fronte compagni di viaggio totalmente nuovi. Da conoscere, da ascoltare, con cui faticare. So anche che rivedrò persone per affezionarmi alle quali sono bastati un paio di giorni, e le riabbraccerò con gioia. Questa è la bellezza e il dono di chi ha il coraggio di fare un lungo cammino. Egli è lì, sulla strada, non devi fare altro che raggiungerlo. Secondo le tue possibilità. C’è chi può camminare mezza giornata, chi due giorni, chi una settimana. Ma lui va avanti ed è sulla strada, questo devi sapere. A te non resta che sforzarti di partire, secondo le tue forze, per essergli compagno di viaggio, almeno un po’.
E’ importante che ci sia qualcuno che sta camminando per noi. Non solo a livello simbolico, ma soprattutto per darci la possibilità di partire. Di metterci in strada, come forse da soli non faremmo, pur accarezzando l’idea. E invece questa certezza, questa possibilità è ferma lì all’orizzonte. Come una luce che avanza, ma resta a portata di mano. Nel guardarla, intuiamo quanto sarebbe bello fare un po’ di strada insieme.
Prendiamo lo zaino. Si parte.