Estratti dalla Lettera a un'amica in viaggio
Parte 1 – Pranzo sul lago (secondo giorno sui sentieri)
Rimarresti estasiata come me di fronte allo spettacolo dal quale ti sto scrivendo. […] E qui vedo con i miei occhi quale mondo ha ispirato Tolkien, i Lingalad, Pullman, e i grandi miti della mitologia norrena. E ne capisco tanto.
[…]
Succedono sempre tanti imprevisti e disagi, quando si fa l’atto coraggioso – e spesso un po’ controvoglia! – di mettersi in viaggio. Ma anche oltre ai fastidiosi imprevisti, è comunque faticoso. Psicologicamente, spiritualmente soprattutto. Sai, il fisico bene o male si adatta, ma rispecchia molto il cuore. Basta un filone di pensieri cupo, agitante, avvilente, e ci si ritrova a camminare stanchi, giù, con astio quasi nei confronti di ciò che si ha intorno.
Perché cavolo mi sono infilato in questa situazione? – ti chiedi. Perché non me ne sono stato un po’ tranquillo, un po’ nel mio ambiente rassicurante? Posti che conosco, gente amica, le comodità di casa… Qui c’è sempre da cambiare, da esser pronti a tutti, da patire la fame, da tenere ritmi irregolari e spossanti… Da sopportare e sostenere un compagno di viaggio…cosa non facile nel decidere e nell’organizzarsi.
[…] la fatica, tanta, nelle lunghe ore di cammino in silenzio; viene fuori tutto, lasci spazio ai pensieri, alla mente di esplorarti, e soprattutto ai desideri, altro pericolo se capitano nel modo sbagliato. Già, perché mi succede di fissarmi su cose che vorrei fare ora, persone con cui vorrei stare, attività su cui vorrei spendermi, e di nuovo insultarmi per essermi ficcato nel viaggio, di nuovo, mettermi a contare i giorni che mancano alla fine e magari è solo il primo che siamo partiti.
Desiderare di essere altrove, di fuggire dall’isolamento del viaggio (magari senza Internet e senza cellulare), seconda fatica che ti confesso sincero.
Parte 2 – Volo di ritorno
[…]
Viaggiare non è rose e fiori. Viaggiare da raminghi, intendo. Essere ramingo nel cuore e nello spirito e quindi poi nella propria vita, attraverso le cose quotidiane o i viaggi speciali, richiede forte volontà. Il sistema in cui siamo immersi è in agguato senza che ce ne accorgiamo, minuto per minuto, per omologarci. E checché ne dicano tanti, funziona perfettamente.
Prendi per esempio i soldi. Ci è stato insegnato che è importante avere tanti soldi. Perché? Per poter comprare. E ci è stato insegnato che poter comprare è bello, è importante. Più puoi permetterti di comprare, più è bello, stai bene, sei felice. Ecco, felice. Questo passaggio ce lo insegnano come logico: se posso comprare, se compro, sono felice, sto bene. E allora, conseguenza, devo fare della mia vita qualcosa per avere i soldi, tanti, più sono e meglio è, mi sento tranquillo, posso essere felice.
E guardati intorno, siamo ridotti a ciò. Questo non è un esempio di estremismo consumista, questa è la realtà che vive la maggior parte delle persone intorno a noi. Anche molte di quelle più care, amiche, in gamba davvero per molti aspetti. Ma il sistema costringe tutti, chi più chi meno, a dare per scontati certi ragionamenti.
Il ramingo non rinnega tutto questo, non accusa nessuno, riconosce di stare in piedi (e di essere cresciuto per quello che è) in questo stesso sistema. Eppure, con forte volontà vuole provare a fare diverso. Vuole sperimentare e mostrare alternative. Cos’è la felicità? Come conseguire la propria? Quali strade possiamo/ci è permesso scegliere? Mai convincerci che c’è un solo modo (previsto uguale per tutti) per fare queste domande, e per darsi/applicare le risposte. Non è tutto costretto nel sistema. Ci sono altre vie? Il ramingo crede di sì. Ne coglie le testimonianze attraverso l’incontro, le cerca attraverso il viaggio.
Davvero ci sono tanti modi di fare le cose. Penso che noi nati e cresciuti nel benessere e nell’affetto, in esperienze e possibilità di privilegio, possiamo, forse dobbiamo esplorare quelle vie, resistendo alla macchina ingranaggio del sistema. Fare un viaggio ramingo a costo zero è esplorare una di queste vie. E’ dimostrare al mondo che il viaggio non è per chi ha i soldi, non è nell’hotel e basta, ma può essere una grande immersione nel mondo e nella vita, per chiunque. E può essere incontro, crescita, cammino dello spirito, benessere del corpo. […]
La vita è una, e il tempo scorre. Quanti begli autori […] che puntano su questo. Orazio per esempio (carpe diem…). L’insegnamento prezioso che ne ho tratto non è tanto quello di vivere alla giornata, tanto del futuro non importa. Ma che la vita è preziosa, le energie e il tempo che abbiamo meritano di essere usati al meglio. Cogliere l’attimo, cogliere i frutti di ogni giorno. E questo non perché non c’è un senso nello scorrere dei giorni, ma proprio perché il senso lo diamo noi a seconda di come decidiamo di vivere, di essere liberi, di buttarci a osare, di cogliere preziosamente le cose più significative.
L’altra cosa che può dare un senso più grande, è quella di non voler essere felici per i fatti nostri, ma in condivisione. Questo ci lega di conseguenza ai nostri fratelli di viaggio, ai nostri amici, e via via a tutti gli altri uomini. E la realtà è che c’è nel mondo, da sempre, tanta, troppa ingiustizia e sofferenza. C’è un sistema che permette a un terzo del mondo di vivere al 170 per cento lasciando – senza nemmeno saperlo e accorgersene – il resto dell’umanità in condizioni che portano la non libertà, la sofferenza, la fame, lo sfruttamento, la guerra. Questa è l’altra realtà che il nostro sistema ci insegna a non percepire, a obliare, a relegare in una casella vaga e alla fine poco rilevante.
Per questo il Ramingo deve scegliere la comunità e non l’eremitaggio. Perché non cerca un viaggio-incontro personale ed egoistico, non gli basta la natura per essere felice. Deve avere un senso per il suo viaggio-incontro. Per questo Grampasso è chiamato a diventare Aragorn, a stare con e per gli uomini. E quale senso più grande del volere bene agli altri, dello stare in felicità e armonia con loro, del realizzarci nelle nostre qualità perché anche gli altri – specie gli “ultimi” – ne abbiano a godere? L’alternativa è rassegnarci a costruirci una delle tante vite standard che il sistema confeziona, dove si vive per il lavoro e la carriera, si guadagna per poter comprare, si compra per essere felici. E magari ci si lava la coscienza con qualche donazione a distanza.
Il Ramingo vuole cercare la sua felicità personale stando “dalla parte scura della strada”, come dice Cisco. Cioè sempre dalla parte dei deboli e degli ultimi, delle vittime del mondo a causa dei sistemi che abbiamo creato e alimentiamo tutti. Questo lo si può fare per tante vie. Ogni Ramingo ha la sua. E’ l’approccio che va condiviso. E gli obiettivi generali. A ognuno la sua strada e la sua ricerca, per il resto.
[…]
Viaggiare è duro. Essere raminghi è una sfida continua. Non dei superbi, ma cercando l’umiltà e l’ascolto. Non dei martiri, ma dei contenti e liberi di fare diverso. Non degli esiliati, ma di chi sa stare con le altre persone, nei loro ambienti, nel sistema. Una sfida col sorriso, per amare e amarsi, essere contenti e dare la vita per ciò che di più bello possa esserci: la felicità di tutti. Ognuno con la sua strada e la sua personalità unica e particolare da trovare e mettere in cammino.
Avere compagni di viaggio è bello. Avere luoghi di viaggio naturali anche. Ma è necessario il senso, più che mai. E anche il ritorno. Nel ritorno si mette ordine nel bagaglio accumulato, si distingue, si rielabora, si comprende, si concepisce il racconto del viaggio. Si prepara la partenza successiva. Si cercano compagni nuovi. Saper ritornare è anche fondamentale. Aragorn ha bisogno della sua Casa Accogliente, Gran Burrone. Il Ramingo ha bisogno di poter tornare per darsi un tempo di pace e frutti e riposo, di comunità fissa. E’ un viaggio anch’esso.
Ti scrivo dal mio ritorno.
Un ritorno dal Sentiero del Re (o Re dei sentieri), il Kungsleden della Lapponia Svedese. Abbiamo vissuto dodici giorni il grande Nord. Abbiamo toccato il Circolo Polare. Tornare indietro, dall’ultimo passo di sentiero a casa, non è uno scherzo: 20 ore di treno – 90 minuti di bus – due ore e mezza di aereo – 20 minuti di bus – un’ora di treno – due ore di macchina. Circa 27 ore di viaggio, tolte le pause tra i mezzi.
Ora è il mio tempo del ritorno. So che hai camminato anche tu in questi giorni, per cieli stellati a noi affini. Sarà anche il momento di far incontrare i nostri ritorni, e di scambiarci molti racconti.
[…]
Giandil il Biondo