Allora il Signore disse a Caino: […] «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra! E ora tu sei più maledetto di questa terra che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra».
Bibbia, Genesi 4
Caino…che fai?
Ti sei creato ramingo e fuggiasco…
Ramingo. Per te è la solitudine, la separazione, l’alternativa obbligata alla terra che prima lavoravi ma che ora non ti dà frutto; è la lontananza, il distacco, il non trovare riposo, sempre vagabondo, scura figura oltre il confine, nella notte.
Ramingo. Per me è invece sapore, guizzo per uscire dall’omologazione forzata, indotta, di sistema. Cammino di armonia e ritorno alla natura, al selvaggio ma soprattutto al semplice. E però non è la fuga da un terreno arido, è la ricerca di un altro spirito di comunità, di viaggio e incontro, è la contemplazione, la commozione, l’armonia, il sogno, la fantasia, la semplicità, l’esser con me stesso, la vitalità che non dipende, che esce dalla routine, che cammina nell’ottica della benedizione.
La parola “ramingo” è qualcosa di diverso da questo brano, ma in parte conserva lo stesso senso: essa è legata a Dio, un Dio che accompagna lontano, nella difficoltà, che chiama “ramingo” l’uomo ma per farlo tornare a sè, attraverso un lungo cammino, il cammino di cui ciascuno con la sua fragilità ha bisogno.
La ricerca che si dispiega in questa parola è quella dimensione, quello spirito che mi accompagna in ogni fase della vita, e mi sa ogni volta scuotere, commuovere, dare una speranza e una prospettiva che non si lasciano ingabbiare. Mi ristora.