Sono arrivato a Castelceriolo, un paesino a pochi chilometri da Alessandria, in una mattinata di sole, quel sole autunnale così giallo e piacevole dopo l’acquazzone.
Ho conosciuto Walter leggendo i suoi articoli su alcune riviste. Poi lui ha letto qualcosa di mio, ed ecco che abbiamo inziato a scriverci. La sua passione è la Palestina. I suoi viaggi non si contano più, i suoi racconti sono incantevoli. E’ uno di quei viandanti che nel ricercare la bellezza e il soffio dello spirito non trascura, anzi si innamora della storia vivente, delle persone oltre che delle pietre, sentendo proprie le ingiustizie e battendosi con eleganza per non restare a guardare.
La sua casa, da cui si vede il castello che dà nome al paese, è piena di icone, segni e ricordi intrisi del significato di questi viaggi, delle sue amicizie e delle relazioni che ha stretto con i palestinesi in questi anni. E’ curioso per me essermi trovato d’improvviso in un quieto paesino di campagna piemontese e immergermi nello spirito della Terrasanta.
Il pomeriggio ho mosso alcuni passi incerti per i campi, respirando il silenzio. Non c’era anima viva. Una strada sterrata piena di pozze dove si specchiava il cielo con i suoi rodei di nubi bianche come il cotone. Oltre il ciglio, il verde dei campi ravvivato dalle piogge. La pianura tutt’intorno, ma all’orizzonte verso ovest l’incredibile nitidezza delle catene alpine, cariche della prima neve. Non dimenticherò quella luce, quel cielo, quell’azzurro nell’acqua delle pozzanghere, l’aria frizzantina, il verde e lo spazio aperto nel silenzio, sensazione di bellezza.
Con Walter abbiamo parlato di tante cose, abbiamo passeggiato e girovagato nei dintorni, ci siamo confrontati sul tempo attuale, sulle fatiche e le speranze di chi cammina, in ricerca, nel mondo degli uomini. In casa sua trovano alloggio due migranti in difficoltà, lavoratori in cerca di stabilità. “Da qualche tempo ho deciso di puntare tutto sulla relazione” mi spiega Walter anche riguardo a tutte le sue attività coi giovani, ai viaggi in Palestina, all’essersi un po’ ritirato dalla scena ufficiale dell’alessandrino. Anche la scelta di un paesino di campagna invece della città è stata per lui lo sperimentare una tranquillità maggiore e provare a liberare le energie di una piccola comunità.
E’ proprio l’aria che si respira a Castelceriolo e nella sua casa, per i campi all’intorno e la sera tra la gente. Vivere il silenzio e la quiete cullando l’amore e l’impegno per il mondo e l’altrove, dove si soffre, dove si è determinati a tornare, per viverlo ancora. Quel cielo nelle pozze, d’altra parte, è lo stesso sopra le polverose ferite di Palestina.