Lettere dal Parco Nazionale d’Abruzzo per raccontare un viaggio-incontro con un mondo vitale. Il nostro mondo come dovrebbe e potrebbe essere. Le lettere sono indirizzate all’amico Giuseppe Festa, autore del libro Il Passaggio dell’Orso e dell’album Il Canto degli Alberi, entrambi ambientati nel parco abruzzese.
25 settembre 2013, notte, Civitella Alfedena
Caro Giuseppe,
sono arrivato al Parco d’Abruzzo, una nuova avventura per la mia vita di viandante, e una nuova ulteriore esperienza che ci accomuna, secondo le tue parole. E’ bello essere qua: sono arrivato senza aspettative se non “esserci”, stare, vivere questo luogo che è un mondo a parte. O meglio, come ho riflettuto oggi di fronte al panorama boscoso, è il mondo come doveva essere e apparire centinaia di anni fa, il mondo come dovrebbe essere – a livello di equilibrio uomo-natura – ancora oggi; il mondo come spero che tornerà.
Questa mattina abbiamo conosciuto il tuo amico Claudio, un vero custode e amante della vita di questi luoghi. Non il montanaro chiuso e rozzo ma il consapevole e profondo viandante che ha scelto di vivere le sue relazioni, i suoi valori, le sue battaglie socio-politiche a partire dalla verità di questa armonia naturale. […] Essere qui dopo i tuoi racconti, nelle tue orme, e sentire i nomi del Canto degli Alberi, vivere le situazioni del Passaggio dell’Orso…è strano. E’ giusto. E’ bello. E’ una di quelle realtà dove trovo senso di stare, dove so che potrei vivere. […]
Oh, come abbiamo bisogno di riabituarci ai ritmi della natura. Per me è stato travagliato accorgermene, ma quanto mai rapido e incontrovertibile: ma non vi accorgete – chiedevo dentro di me a tutte le persone amiche che facevano i campi insieme in montagna – non vi accorgete che non è questa vita ad essere speciale, ma la nostra quotidianità urbana ad essere malata? Ci siamo allontanati fisicamente e mentalmente dalla natura, vivendola come una acquisizione di dominio, sicurezza, libertà; abbiamo perso il suo ritmo, il suo respiro, le sue fatiche, sottomettendoci a un sistema specie economico, credendo fosse il prezzo per stare “meglio”. Senza fatiche da “poveri”… Abbiamo sconfitto la povertà mandando al rogo la semplicità, l’essenzialità. Ci siamo convinti di avere bisogno di tante cose per vivere bene, di potere: il “potere d’acquisto”, E ora? Che facciamo ora che il nostro sistema va sgretolandosi? Dimostrando non solo di non averci resi felici, ma anche di essere destinato a crollare, e di aver lasciato nel frattempo nella miseria milioni di persone.
Oggi abbiamo passato la giornata a tagliare rami e rovi da un sentiero, per riaprire un tratto originario. Mi immagino te, Giuseppe, qui a tagliare rovi con le mani… Riesco quasi a percepire l’emozione che deve averti dato questo luogo, questa vita. Come deve averti aperto gli occhi, fatto sentire quale fosse il tuo vero sangue. Forse è una delle tue sorgenti maggiori, e lo sarà sempre. Ringrazio per questo. Per quello che la natura ti ha reso. Per quello che tu stai rendendo alla natura, condiviso con tanti. […] Sento l’aria oltre le stelle. La respiro anche per te.
Giandil