E IO CONTINUO A CAMMINARE

Giandil su Genova

Dai silenzi ho riconosciuto le persone più importanti della mia vita. Chi sa stare in silenzio, sa contemplare. Si capisce se è un silenzio vuoto o un silenzio pieno. Camminando, si fa silenzio. E’ il passo l’unico gesto che ci rimane nel delirio della città. Il passo porta fuori, altrove, il passo porta dentro, ritorna, il passo ci rallenta. E di rallentare ha bisogno il flusso della vita per illuminarsi di significato. Mi piace riscoprire la libertà dello spostamento: non lo posso annullare con qualche motore al mio comando, devo sorbirmelo tutto. E per fortuna. Altrimenti sarei quello che faccio, mentre nel tempo “morto” del camminare, dello spostarmi, del mettermi in movimento, lascio decantare e assaporo il gusto di ciò che è vivo. Impasto, mastico e compongo ciò che “sono”. Parafrasando qualcuno, l’invisibile agli occhi è essenziale.

Molti tratti del sentiero della vita sono fatti del “viaggio che non c’è”, della “natura che non c’è”. L’importante è sapere dentro di sé quale sarebbe la condizione ottimale del viandante, e tendere “verso”. Sapere dove trovare ristoro, per poco quando non è possibile far altro. E sapere quali scompensi, quali mancanze ci causerà di sicuro la mancanza del viaggio, della natura, dell’armonia. Se portiamo nel cuore e nello spirito la dimensione giusta, siamo sempre viaggio, siamo sempre incontro, siamo sempre in comunione interiore con le persone più care, più legate da ciò che si è condiviso e si vorrebbe condividere.

Non ci si può però illudere: chi non vive la dimensione del viaggio, del cammino fisico, per quanta teoria, testimonianza, sensazione raccolga non riesce a uscire dalla dimensione vitale che lo caratterizza per sperimentarne un’altra. Quella del viaggio è la dimensione dell’imprevisto. Chi sa cosa mi succederebbe in un cammino di 15 giorni? Raramente ho camminato così a lungo di fila. Eppure anche in due giorni potrebbe accadermi qualsiasi cosa, qualsiasi incontro, qualsiasi tocco scottante da cambiarmi la vita, in qualunque posto porti quel desiderio di mettere i piedi e il volto in strada. Me lo dico, tutte le volte che passa troppo tempo dall’ultimo viaggio. Non è così difficile partire: un buon zaino con l’essenziale, un’idea di meta…e lo spirito giusto per affidarsi alle persone, ai luoghi, a se stessi. Nel nostro tempo fare le cose semplici è complesso, sembra folle addirittura, quasi inconcepibile. Non abbiamo davvero il significato letterale dell’espressione “andare al passo coi tempi”, finché non riscopriamo la dimensione mentale, vitale del passo e dell’imprevisto.

Sarà per questo che raramente ho paura di ciò che potrebbe succedere, che potrei fallire, che potrei perdere. Non mi restasse nulla, so da dove ripartire: zaino in spalla, piedi in strada. E qualcosa succederà. La potenza di questa realtà è talmente poco afferrabile da tanti di noi… Tanti scivolano senza accorgersene nell’auto-recinzione degli orizzonti, della libertà, del potenziale; nel “così fan tutti” e nell’avvitarsi del quotidiano e dell’immediato. E io continuo a camminare.

Pubblicato da Giandil

Un viandante, narratore e cantore, in cammino e in ricerca dell'armonia del viaggio-incontro. Sulla via del ramingo, nel rifugio della semplicità. Giacomo D'Alessandro (Genova, 1990) vive a Genova e Pavia. Ha frequentato il Liceo Classico Colombo, studia Comunicazione Interculturale e Multimediale all'Universitá di Pavia e Scienze Religiose all'Istituto Superiore pavese. Appassionato di libri, viaggi e incontri, scrive articoli e commenti d'attualitá sul blog www.fiatocorto.blogspot.com, e racconti di fantasy e narrativa (alcuni pubblicati nella raccolta "Il Canto di Osner e altri racconti" (ed. Albatros Il Filo, 2010). Nel 2006 ha creato il blog www.cantodelramingo.splinder.com, un luogo e diario di camminate, pensieri e spiritualitá. Una naturale fortezza per raminghi di ogni tipo e provenienza.