di Alessia Traverso
Andiamo a giocare! Bolle e corde per saltare. Entusiasmo. Questi bimbi hanno un’energia incredibile. E’ tutto un risuonare di risate e urla giocose. Ci chiamano Didì, sorella maggiore. Una parola bellissima, un suono semplice che riempie il cuore di gioia. Ci capiamo senza parlare, la lingua non è un ostacolo. Inizio a imparare i nomi dei bimbi: Anmal, Sagar, Raul, Alisha, Emily, Vincent, Puja, Nikita, Roma… ognuno con il suo sorriso e la sua storia, il suo carattere e le sue difficoltà.
Sagar, forse quello che mi ha colpito di più, é un bimbetto dolcissimo e premuroso con i più piccoli, sempre attento. Suo fratello Rahul ha tutt’altro carattere. Ama stare al centro dell’attenzione, corre salta e grida con una faccina da furbetto. Anmal è il più piccolino del gruppo. Ha spesso lo sguardo triste, ha perso la mamma pochi mesi fa e ha un profondo bisogno di affetto. Lo coccoliamo tanto. Ha una malattia della pelle che non riusciamo ad inquadrare, si gratta spesso con le sue dita sottili. Ogni volta che riusciamo a strappargli un sorriso è un’emozione grandissima. Nikita e Roma, due sorelline buffissime. Rohit, orecchie a sventola e sguardo intelligente. Si vede che sono felici. Lo dice perfino suor Anitha, ringraziando Aurora di quel poco che stiamo facendo. Sia le suore sia le ragazze che vivono qui li seguono molto e gli vogliono bene, pur non manifestando il loro affetto in maniera evidente. Notiamo che non sono abituati al contatto fisico, a ricevere carezze e abbracci. Questo è difficile da capire per noi che nella fisicità del rapporto manifestiamo al massimo il nostro affetto nei loro confronti.
Qualche giorno fa siamo andati alla scuola pubblica, anch’essa gestita da Kudi, una struttura bellissima, un grande cortile interno su cui si affacciano varie sale dall’asilo alla quinta elementare. Pareti azzurre danno un’idea di pulito e leggerezza. Seguiamo le prove della parata per l’Indipendence Day, un’atmosfera quasi militaresca tra ordini urlati e passi di marcia. La divisa uguale per tutti accentua l’effetto: camicia gialla, pantaloni o gonna grigi, scarpe nere, spesso di un numero più grande in cui i piedini navigano. Fa un po’ impressione. Trovo sempre una vena di inquietudine in ogni manifestazione di rigore portato quasi all’eccesso. Ma ricontestualizzato rispetto al tema della festa e alla loro rigida disciplina è accettabile.
Torniamo al momento della buona notte. Sono quasi tutti pronti nei loro lettini. Qualche ritardatario spunta dal bagno. Anmal ha bisogno della sorellina maggiore Emily; Sagar lo prende in braccio e lo accompagna. Insieme la chiamano. Lei corre, confabulano, scappa via e torna con la piccola divisa del fratello. Collaborazione e tenerezza. Anche nei nostri confronti lo fanno, insegnandoci le regole, il valore del vivere insieme e quello della felicità nelle piccole cose. Immaginavo come sia per loro ricevere un nuovo paio di scarpe per la scuola, o qualsiasi regalo che donato un giorno come tanti romperà la routine soffocante, rimanendo magari impresso come uno dei giorni più indimenticabili della loro vita. E questo è bello. Ogni cosa assume il giusto valore e si scopre come si può essere felici con poco. Quel giorno come tanti diventerà un giorno speciale.