di Alessia Traverso
Quello che ho capito è che sono le persone a fare la differenza. Le persone. Una persona. Non la gente. La gente non fa la differenza. La “gente” è il gregge in cui ci mettono o in cui ci nascondiamo, che così è più facile stare al riparo. […] Basta anche solo una persona. Una persona che ci metta la faccia. Che ci metta il cuore. E che si faccia portavoce di un messaggio costruttivo.
(Roberta Medini)
Bellissimo spunto con cui iniziare la giornata, sul tetto della struttura, scrivendo e riflettendo un po’. Ho persino iniziato un racconto che non so se sarò mai in grado di finire. Trovo bellissima la distinzione tra gente e persone. Una persona fa la differenza, tante persone fanno la differenza; questo plurale in qualche modo mantiene concretamente l’individualità del singolo, sottolineandone impegno e potenzialità. “Gente” è sempre un plurale ma dispersivo e senza identità in cui è facile nascondersi. In questi termini associo a persone la parola azione mentre a gente collego il termine adagiarsi. Chi può fare la differenza deve esporsi, mettersi in gioco e rischiare, trovando il coraggio di uscire di casa, di estraniarsi dalla folla; non è mai una scelta facile.
Voliamo al piano di sopra per un paio di chapati con il sale e via, di corsa giù per le scale, zaino in spalla alla volta di una nuova avventura! Un istante dopo siamo in jeep, immerse nel traffico della sera, preoccupate di perdere il bus. Sciocche illuse! Un bus in India puntuale? Non scherziamo! Con noi verrà suor Astrita, per la tranquillità di Kudi. In realtà si rivelerà più un intralcio che un aiuto. Ma è comprensibile considerando che non è praticamente mai uscita dal convento e non ha idea di come muoversi nella realtà del mondo, oltre il cancello.
Profondo disagio sul bus! Tra tendine viola e neon fluo, il tipico kitch indiano emerge nella sua massima espressione. Le tendine non hanno mai visto del sapone e il materasso non solo puzza ma pullula di germi, pulci e insetti… Presto ci dimentichiamo di tutto, attente a non volare al piano di sotto non appena il bus inizia a muoversi! Dal finestrino un po’ d’aria ci permette di respirare. Varanasi arriviamo.