INDIA, CAOS E SPIRITUALITA’ – Giorno 14. Varanasi, la sacra

di Alessia Traverso

scimmietta india

Varanasi. Desolazione e sporcizia. Scendiamo dal bus arruffate e saliamo in macchina per spostarci alla cattedrale dove saremo ospitate. Insonnolite e silenziose osserviamo nuovi scorci di India nella città sacra per eccellenza. Lo scenario che ci si propone non è tanto diverso dalle città già viste: mucche e carri, fango, fogne, caos e bancarelle.
Una volta arrivate, la cattedrale è bellissima, immersa nel verde tra scoiattoli e uccelli. Ci rilassiamo un istante e dopo un’abbondante colazione a base di uova sode e pane imburrato, ci ributtiamo in macchina alla volta dei templi induisti.

Nel complesso i templi induisti hanno una nota stonata, un elemento di inquietudine costante. Il primo che visitiamo non mi dispiace: bianco e spazioso, un grande giardino attorno. All’interno statue delle divinità e di alcuni animali sacri come mucca e serpente. Incenso e pellegrini in preghiera, verso déi di cui non so nulla. Il secondo tempio è rosso porpora e oro, immerso tra bancarelle di fiori, incenso e icone. Ogni volta è d’obbligo togliersi le scarpe, e non è una sensazione meravigliosa.

Il tempio che mi ha colpito di più è quello in cui centinaia di scimmie vagano in libertà tra strade piastrellate e alberi. Cuccioli accoccolati tra le braccia delle mamme che li proteggono in atteggiamento molto umano. Alcune saltano da un albero all’altro. Il tempio è sporco. Un po’ di ribrezzo nel muoverci scalze. Al centro una struttura arancione al cui interno immagini del Dio Scimmia di cui ignoro il nome osserva i fedeli offrire doni. Fede e contraddizioni. Fuori per strada la gente muore di fame e nessuno si attiva concretamente per cambiare le cose, mentre qui si acquistano cibi fritti sacri che vengono impachettati con stile per essere donati alle scimmiette cui peraltro il fritto forse non fa neppure così bene.

Assurdità delle diverse religioni… La gente soffre la fame ma la vacca è sacra, il maiale è sacro. La guerra è santa e la tolleranza si perde. Ma come giudicare ciò che non conosco e non capisco?

L’autista ci porta da uno degli ultimi artigiani che producono meravigliose stole intrecciate a disegni finissimi. Per creare un centimetro e mezzo il piccolo indiano seduto dietro al telaio impiega un’intera giornata. Le mani esperte muovono velocissime sul telaio di mille fili i vari rocchetti colorati. Osserviamo affascinate, testimoni di un’arte che sta lentamente sparendo. Meravigliate e rapite ascoltiamo qualche spiegazione. Poi ci invita a provare e anche noi intrecciamo quei fili che creeranno motivi splendidi.

Incontro. In lontananza un bimbo sulla sedia a rotelle. Ci avviciniamo. Ci osserva sbavando. Mosche lo assillano ma i suoi movimenti disarticolati gli impediscono di liberarsi del fastidio. Arriva la mamma, le stringiamo la mano. La stringo a lui. Sorride. Rimaniamo soli… sono rapita da questo sguardo dolce e triste. Non provo paura. Un forte senso di tenerezza. Rimaniamo ad osservarci, sereni. Rohit.


Quanto è vero che contiamo i passi che ci separano dalla nostra casa, legati da un cordone sì prezioso per il senso di appartenenza che ci trasmette, ma a volte traditore perchè ci impedisce di lasciarci andare e di considerare ogni posto la nostra casa, e ogni casa il nostro posto.

(Roberto D’Alessandro)

Pubblicato da Giandil

Un viandante, narratore e cantore, in cammino e in ricerca dell'armonia del viaggio-incontro. Sulla via del ramingo, nel rifugio della semplicità. Giacomo D'Alessandro (Genova, 1990) vive a Genova e Pavia. Ha frequentato il Liceo Classico Colombo, studia Comunicazione Interculturale e Multimediale all'Universitá di Pavia e Scienze Religiose all'Istituto Superiore pavese. Appassionato di libri, viaggi e incontri, scrive articoli e commenti d'attualitá sul blog www.fiatocorto.blogspot.com, e racconti di fantasy e narrativa (alcuni pubblicati nella raccolta "Il Canto di Osner e altri racconti" (ed. Albatros Il Filo, 2010). Nel 2006 ha creato il blog www.cantodelramingo.splinder.com, un luogo e diario di camminate, pensieri e spiritualitá. Una naturale fortezza per raminghi di ogni tipo e provenienza.