di Alessia Traverso
Al Sarnath, luogo dove Budda parlò per la prima volta, resto rapita. Tutt’altra atmosfera rispetto all’inquietudine dei luoghi sacri induisti. Qui una serenità, una pace. Nel primo tempio sull’altare spicca la statua di Budda, alla sua destra un monaco canta una litania. Alle pareti affreschi mostrano scene di imperturbabilità rispetto ai problemi, alle pulsioni del mondo. Qualche passo scalzo nel parco…
Entriamo in un tempio giainista digambra i cui sacerdoti seguono questo motto: “i quattro punti cardinali sono il mio vestito unico. Il cielo è la mia coperta e la terra il mio giaciglio“. Girando nudi per il mondo, nutrendosi solo di frutta e verdura ma non di radici, non lavandosi mai per rispetto delle creature che sul loro corpo abitano. Un altro culto curioso e incomprensibile.
Una passeggiata tra resti del primo tempio buddista. Tanto verde intorno; ne approfittiamo per una pausa all’ombra di un albero. Fa caldissimo oggi.
Una statua gigantesca domina l’orizzonte. Un altro luogo sacro, dove cammino scalza nonostante le pietre ustionanti. Mi piace questo luogo. Sono incuriosita da questo culto di cui so poco. Sono troppo curiosa per una vita sola.
“…perchè il canto delle sirene può essere fatale,
ma non ascoltarlo è da pavidi, quando si è davvero in viaggio.“
(Antonio Tabucchi)
Lasciarsi travolgere, trasportare, avvolgere dal canto delle sirene. Dal mondo nuovo che ci circonda. India. Come aveva detto Rosa, non si deve essere reticenti all’India, ci si deve spogliare, sentirsi vulnerabili e lasciarla entrare, fluire attraverso di te anche se a volte ferisce, anche quando è troppo. Per assaporarla fino in fondo o almeno il più possibile. Per provare a coglierne l’essenza. Essere viaggiatori è spogliarsi, lasciarsi un po’ alle spalle se stessi per vestirsi di novità e tornare arricchiti per poi fondere quanto si è scoperto in viaggio con quanto è rimasto a casa, ad aspettarci. Crescere, scoprire, mettersi in gioco. Un pizzico di coraggio per lasciare l’uscio, mantenendo quel cordone ombelicale con la capacità di sentirsi cittadini del mondo, parte del mondo, non fuori luogo, anche quando non si può capire tutto.