INDIA, CAOS E SPIRITUALITA’ – Avanti, in crescita

di Alessia Traverso

Sono già passati dieci giorni dal mio ritorno, e oggi finalmente riprendo il racconto degli ultimi momenti indiani, delle impressioni da casa, di come mi sento, a freddo.
Ero rimasta ad Agra, l’ultimo giorno. Dopo la suggestiva visita al Taj-Mahal e un abbondante colazione, siamo andate al Red Fort , un forte militare, in parte tutt’ora utilizzato. La parte più suggestiva è quella dove viveva l’imperatore, dal cui porticato poteva vegliare sul sonno dell’amata. Il fiume Yamuna, sinuoso, sembra quasi collegare i due innamorati, come un filo ininterrotto di pensieri e racconti. Di lui. Di lei.
Nel palazzo è ancora visibile l’antico sfarzo tra marmi intarsi e piccoli specchi che creano curiosi giochi di luce. Ancora una volta cerco di immaginare come doveva essere quando era abitato, tra stoffe preziose e mobili pregiati, suonatori e ballerine.
Un elemento che stride fortemente con quanto raccontato e che salta immediatamente all’occhio attraversando la città del Taj, è la costante povertà, lo sporco, la gente per strada. Forse illusa mi aspettavo più ricchezza, o almeno meglio distribuita. Ma in fondo il benessere è un’opportunità di pochi, in questo paese che corre troppo veloce affinché tutti possano stare al passo. Quindi anche qui, la ricchezza proveniente dal turismo è un lusso che appartiene ad un ‘unica casta, quella dei Primi. La moltitudine, gli ultimi non ne sono neppure sfiorati, non sono, forse, neppure in grado di immaginare. Ed è con questa riflessione che lascio Agra; direzione Delhi, nostra ultima tappa… altre ore di viaggio nello stressante traffico indiano. Fortunatamente la stanchezza degli ultimi giorni prende il sopravvento e riesco finalmente ad addormentarmi in macchina.

Delhi. Un ultimo tempio, di una religione ancora diversa di cui non so nulla se non che gli uomini portano eleganti turbanti e le donne al tempio coprono i capelli con un velo.
Lascio le infradito alla Erica e mi avvio lungo la scalinata. Una giovane donna mi ferma e gentilmente mi spiega gesticolando di indossare il velo.
All’interno un ampio spazio luminoso e affollato di fedeli. Dal soffitto grandi lampadari di cristallo e specchi. Oro e tappeti. Mi aggiro serena e rapita dai volti della gente, qualcuno mi scruta incuriosito. In effetti sono proprio l’unica bianca. Ma non mi sento vulnerabile. Esco da una porta laterale e mi ritrovo su un lago artificiale dove qualcuno di immerge con una gestualità, una ritualità particolare. L’elemento acqua ritorna, forte e significativo. Così sacra, così pura e così poco tutelata, nonostante la sua importanza vitale.
Un ultimo elemento curioso di questo tempio è il “corso di turbante.”
E io che immaginavo questi personaggi baffuti e barbuti aprire al mattino l’anta dell’armadio per scegliere il turbante del giorno! In realtà si tratta di otto metri di stoffa abilmente avvolti intorno al capo con movimenti precisi, fissando la complicata struttura con uno spillone che chissà come, ho collegato a quelli che ornavano i capelli della povera Lucia, ignara ancora che quei pomposi preparativi sarebbero stati totalmente inutili.

Ultime davvero

Tornare. Stanca e provata da un’esperienza corposa. Il rientro però è stato in qualche modo più facile perchè più desiderato.

Tornare. Per raccontare. L’India troppa che ho sperimentato è difficile da spiegare, da condividere. Troppo caotica, troppo traffico, troppo calda, troppo povera, troppo ricca, troppa gente, troppo piccante, troppe religioni, troppi odori. Troppa. Mi ha lasciata frastornata.

Ora piano piano, svuoto la valigia. Pronta per andare avanti, tra progetti e realtà. Pronta a riempirla di nuovo, ancora e ancora. A portarmi dietro “il peso della valigia”, danzando, andando, baciando e sorridendo alla vita. Con un energia diversa, con una nuova consapevolezza, “con la passione che fa crescere un progetto”. Avanti in crescita.

Pubblicato da Giandil

Un viandante, narratore e cantore, in cammino e in ricerca dell'armonia del viaggio-incontro. Sulla via del ramingo, nel rifugio della semplicità. Giacomo D'Alessandro (Genova, 1990) vive a Genova e Pavia. Ha frequentato il Liceo Classico Colombo, studia Comunicazione Interculturale e Multimediale all'Universitá di Pavia e Scienze Religiose all'Istituto Superiore pavese. Appassionato di libri, viaggi e incontri, scrive articoli e commenti d'attualitá sul blog www.fiatocorto.blogspot.com, e racconti di fantasy e narrativa (alcuni pubblicati nella raccolta "Il Canto di Osner e altri racconti" (ed. Albatros Il Filo, 2010). Nel 2006 ha creato il blog www.cantodelramingo.splinder.com, un luogo e diario di camminate, pensieri e spiritualitá. Una naturale fortezza per raminghi di ogni tipo e provenienza.